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POLITICA

Lettera del premier

Jobs Act, Renzi al Pd: "Nel partito c'è chi vuole tornare a scontri ideologici"

Sul sito del Partito democratico il segretario e presidente del Consiglio risponde a quelli che considera veri e proprio attacchi di retroguardia su riforma del lavoro e dice: "Il 29 la riforma in direzione"

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Difendere l'attuale mercato del lavoro significa "difendere la diseguaglianza". Matteo Renzi lo scrive in una lettera agli iscritti del Pd, pubblicata sul sito del partito. "Il 29 settembre presenterò in direzione nazionale il Jobs Act. Dobbiamo attirare nuovi investimenti, perché senza nuovi investimenti non ci saranno posti di lavoro e aumenteranno i disoccupati. Ma dobbiamo anche cambiare un sistema ingiusto che divide i cittadini in persone di serie A e di serie B e umilia i precari".

"Chi oggi difende il sistema vigente - aggiunge - difende un modello di diseguaglianze dove i diritti dipendono dalla provenienza o dall'età. Noi vogliamo difendere i diritti di chi non ha diritti. Quelli di cui nessuno si è occupato fino ad oggi".  "A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla. C'è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel Pd c'è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici e magari riportare il Pd del 25%. Noi no". ha sottolineato il premier dprima di aprire all'attacco di quella che definisce 'vecchia guardia': "Ci hanno detto che siamo di destra. Ci hanno paragonato alla Thatcher. Noi siamo qui per cambiare l'Italia e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova". 

Poco dopo, da La Spezia dove è in corso una festa del sindacato di Corso Italia, arriva la replica della Camusso. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, crede che il premier Matteo Renzi "sbagli" a non mostrarsi favorevole al dialogo sulle questioni poste dal Jobs Act perché "non si possono affrontare temi estremamente importanti" come questi "senza il dialogo e il confronto e sopratutto con atti di forza che tolgono i diritti a chi li ha, senza dare nessuna prospettiva al mondo del precariato".

La lettera del premier  e le dichiarazioni della leader della Cgil sono le ultime puntate del botta e risposta tra governo e Cgil sulla riforma del lavoro.  Dopo i toni forti di ieri tra Renzi e il segretario Susanna Camusso sull'articolo 18, su Twitter il sindacato aveva lanciato l'hashtag #fattinonideologia, lasciando intravedere un'apertura.  



Dal fronte dell'esecutivo toni più concilianti sono arrivati allora dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, che auspica "un contributo di tutti alle riforme, con le quali non ridurremo alcun diritto", ma saranno superati "vecchi tabù". Accanto alle scelte del presidente del Consiglio, pur non condividendone i toni, si era schierato invece il leader della Cisl Raffaele Bonanni. "Nonostante le parole pesanti dette anche dai sindacalisti fa bene a mantenere il profilo del premier del Governo italiano" sottolinea Bonanni, aprendo a modifiche sull'articolo 18: è "diventato un'ossessione" ma "agli imprenditori non frega nulla,il 95% aziende italiane sta sotto i 15 dipendenti e le poche migliaia di controversie sono risolte per la stragrande maggioranza attraverso la conciliazione". Bonanni che invita - in particolare il Ministro Poletti - a pensare alla delega a 360 gradi, in modo complessivo, comprendendo tutte le problematiche del mondo del lavoro.

Posizione sottolineata anche dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia che, a chi le chiede di commentare l'invito rivolto al governo dal presidente delle Acli a mettere da parte la questione dell'articolo 18 ha risponde: "Noi abbiamo sempre detto che è un falso problema". Neutrale nel dibattito sulla riforma, la posizione della presidente della Camera, Laura Boldrini, che si augura però che dallo scontro - pur aspro - "si arrivi a una tutela effettiva dei lavoratori, sia quelli più garantiti, sia i precari e soprattutto quelle donne che per troppo tempo hanno dovuto scegliere tra maternità e lavoro". Astensione dai commenti da parte del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che quasi salomonicamente dice: "Importante che si trovi una soluzione a tempo indeterminato 'conveniente' sia a imprese che lavoratori". Mentre il giuslavorista e senatore di Scelta Civica Pietro Ichino non risparmia le critiche al sindacato, sostenendo che "si sbagliano perché questa riforma non riguarda tanto il mondo del lavoro rappresentato da loro, ma riguarda tutta l'altra parte che loro non rappresentano". 

Dal G20 in Australia, intanto, il Ministro dell'Economia Padoan torna a ribadire l'importanza di andare anvati con le riforme in un'Italia che arranca più di tutti in un Europa già indietro con la crescita